L'ho vista partire da sola in quel viaggio,
e quel giorno il sole non aveva il coraggio
di guardarla negli occhi.
Ho visto il cielo sbiadirsi nei primi di maggio,
e qualche lacrima di cielo bagnarne le foglie.
Poi, nella pioggia battente per tenermi sereno,
delle lacrime di bambini
mi parlò l'ombra del faggio.
Qualcuno nel mondo ha disprezzato il vangelo,
e fa piangere i bambini che si affacciano dal cielo.
E io mi tuffavo nelle sue braccia,
con la tenerezza nel cuore
gli baciavo la faccia.
E il suo battito di legno mi dava la pace,
in quelle foglie che brillavano di luce.
L'ho vista partire da quella corsia,
dicendo al suo uomo: l'ho fatto per amor tuo.
Non aveva più quel gonfiore sotto la gonna,
s'incamminò lasciando il suo sguardo di donna.
E il suo corpo mutato non era lo stesso,
sembrava un anima senza riflesso.
E anche se egli la teneva per mano
volava nel cielo come un piccolo aereoplano.
Il cuore del faggio mi disse, che perdere le foglie
non è la stessa cosa di quando si abbandona un figlio.
Le stagioni sono fatte di amori
e ogni cosa ha il suo tempo per aprirsi al sole.
Anche i rami mutano
quando del frutto nè aspettano fiori.
Ma se un lampo del cielo violenta la tua primavera,
raccogli l'amore e conservala per la sera.
Sarà come piantare in un campo di grano,
e camminare in silenzio per non svegliare il domani.
Sarà come aspettare alla fonte
e raccogliere l'acqua da bere con le mani.
Non c'è nulla che non ti appaga quando sei spoglia,
perchè la vita è bella, cambia e ci somiglia.
Ma se per caso un giorno mi vedrai spoglio,
non dirlo a nessuno che aspetto un figlio.