Viottoli, dove le donne vestite in nero
si battono il petto e camminano curve
per inseguire la sera nella sua resa
che cala nell'ombra di candide larve.
Viottoli, dove un cane l'insegue
lagrimando e latrando
quasi come fosse un mistico canto.
E un giovane prete dal volto migrato
con paraventi sacri e occhi lucidati,
accoglie quel quadro nell'abbraccio d'incenso
nella rosea sfera che sale e incanta,
Un chierichetto contento aggrazia le fossette,
per una bimba con in mano tre rosette.
E tra il sacro e il profano,
con un pezzo di cioccolato in mano,
annuncia l'inizio di un canto
nei rintocchi di campane al vento.
Lacrime bianche colano dal viso
di candele accese in luce soffusa.
Animano forme di ombre
tra gigli risvolti, e pareti ammuffite,
negli occhi di suore castigate con volti addolciti.
È la sera dei vespri,
e l'abito talare che indossa
ha qualcosa di diverso.
Il giovane prete è commosso
come il canto di un pettirosso
sul candelabro centrale.
È la sera dei vespri,
e il pianto che cola fa meno male
di un salmo centellinante litanìato.
Volti appassiti.
Il tocco di una campanella,
l'inizio di un rito.
Un padre disteso
per l'estremo saluto.