Se le mie labbra
Avessero il dono
Della parola,
Non rimarrebbe scampo
All ’orecchio
Che avesse quello
Dell ’udito…
Ma non ho labbra
Abbastanza fortunate,
Perché rivelino
Bagliori e lampi
Come Dio
Li ha fatti…
Nell ’accontentarmi, ribelle,
Pronuncio articolati suoni,
Che nel silenzio urlano e cantano
Spaccando timpani alle montagne,
Che solo d’echi fino ad ora
S ’erano
Cibate …
I miei ormeggi
Strattonano il ferro,
Chiedono protezione dagli schiaffi,
Desiderano ancora il porto
E la sua calma protettiva...
Ma ancora
Si spezzeranno nella tempesta
E la deriva sarà la casa indifferente
E fredda,
Che ospiterà
La mia folle alchimia
Immersa nel folle domani…
E mi aspetto la ricompensa
E mi aspetto la quiete
Come compagna anemica
Dei miei fuochi,
Su questa zattera d’alberi
E oniriche risate…
Le fauci della notte
La divoreranno indifesa
Ed io guarderò impotente
Il legno
Rovesciare se stesso,
Cercare aria nell’acqua densa e scura…
…E forse
Soltanto nel buio
Si coglie il riflesso
E l’occhio vigile di un faro,
Che solo e fiero
Affronta e ama la sua solitudine,
Illuminando ombre
Inesistenti
E regalando attimi
Di luminosa illusione
E di vitale approdo
A braccia
Nude …