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Isteria
Parte prima
- L'Epifania
I. Prologo
Echi di richiamo..
Son prossime le Eleusinie e felice è l'invito de' Cori.
I venti agitan le fronde come tirsi fragorosi di mense primaverili.
Sento ne l'aria l'attesa (e a le mie spalle grava Iacco, il Pungolatore).
* * *
- Non togliete vino a le brocche - dico, premuratevi anzi, pei tabacchi e l'acque. Empite i tini e dal giardino cogliete le verze e abbeverate le mandragole; da l'api, il nettare dolce pel mulso. Mandate le fanciulle al bosco, là dove troveranno l'amanita preziosa.
Han già scelto i porci i sacerdoti? Sceglieremo poscia i teneri agnelli.
Abbiate premure pei tavoli: (che sieno) robusti e forti da sopportar de l'opulenza il gravo. Dite a le donne di bendire il vino per come sanno e di rammentar de' calici: coppe d'ogni carattere e di legni, ceramiche e vetri e di bronzi e di argenti...
Desidererei fosse la notte a narrarvi questa Storia, desidererei fosse la notte a narrarvi questa epifanica Isteria...
II. L'Ierofante
Io sono,
di ciò che ne la mia Mente risiede,
volto al Dio pari a me stesso.
Pe' Iacco de l'eterno viver
coronato d'edere e d'allori, errante pe' le selve compagno di ninfe e di giovini sileni;
pei tuoi gridi,
pe' la tua allegria... quest'epifania.
O Ermete, cavernoso Cillenio; diletto del suonar sacrali Armonie, giungi ne l'intima Notte, quando l'ebro sonno rivelerà noi la lieta prosecuzione del dì sì concluso.
Schiumosa Anadyomene, odorante d'ambròsia, candido Corpo, luce de la mania de la Passione. O Afrodite bacia queste lucenti acque, consacra sublime il rituale.
Adorazione a Te, Demetra; la Terra è il Tuo rigoglio. O Demetra, i nostri Vigneti e i nostri Pani e i nostri Frutti... O Demetra, ragione ch'alta mira, celeste levandosi. A Te il mistero, il secreto culto de gli iniziati; e noi mystae ed epopti poscia, e lassù... Ierofante.
A Onore Tuo, Demetra, queste poco temprate Eleusinie.
Esculapio, d'Apollo e Coronide de la lunga vita cedi noi la giusta mania in umane gesta.
Pane, d'Ermete e Penelope la ninfa, il diniego de l'apparir Tuo. Nel solitario buio de l'ansimar terrestre, la prima Luce; Pane, da le ninfe il Lamento e de gli uomini, Musica... Istinto de l'umana vigoria, de lo perseverante disìo.
Tra i lauri ne i boschi,
dolce è il suon de la tua Siringa.
Pane, adorabile Pane, cedo a questo Lete tutto il mio Sangue, a questa Gola il mio Vino, per bene augurare la Stagione de le Belle Fioriture.
Benedite Voi Tutti questi lieti giorni e i seguenti,
che col medesimo fervore, si ripresenteran tali.
III. Sicinnide, al primo crepuscolo
Immaginate un Luogo, miei signori, un Bosco...
Immaginate in esso il tetro e pur peccaminoso...
Immaginate in esso l'intimo de la "Natura", la promiscuità, 'l culto bacchico.
La volta è cinta.
Il Rito ha avuto inizio...
La Danza ha inizio...
La Musica...
L'Ebbrezza ci rende le perdute ali...
S'illuminan i sensi...
nel corso de le Danze,
nel corso de lo Stordimento,
nel corso uno d'una Esaltazione...
Immaginate...
Un Capro in dono... Spirituali Corna di Fertilità, di Fecondazione...
Immaginate...
È-stasi " ne l'uomo libero!
Avanti! Alte si levino, a l'Unisono le coppe!
Signori, cari amici, questa è la Danza!
Il Movimento!
L'Uva è mutata ormai in Vino, e ci si rallegra del "Frutto d'Iacco".
La Nube avvolge, il Nume Libera da lo Sconosciuto...
Decantati al pari del felice mulso, i sensi, cari amici...
Ed allor Brindiam, e volgiamoci a la Felicità!!!
La Solitudine ci (è) Estranea.
Viviamo il Canto de i Capri
poi ché questa è la nostra Tragedia,
poi ché questo è l'Uomo!
Il peccato rende immuni, e liberi...
Udite Gente il dolce Canto de le Muse!?
Udite Gente le grida di questa gioviale Ebbrezza!?
Uomo che pei tuoi campi vaghi
la Natura è Risorta!
Eccitante, la Frenesia percuote ne l'Intimo!
Estro!
- Verità incolori...
La Notte... Il Buio...
Ne la Notte, Silenzio di Caligini...
nel Nulla Infinito...
nel Nulla Vago...
nel Nulla vagar...
- Verità incolori...
La Luce... la Luce, farà brillar le perdute anime del Silenzio.
Ed ecco la Baccante andare, col suo Capro in Grembo, ne l'Altare...
Il Sangue, il Sacrificio
e il Vino a brindar...
... Immortalità.
Qui tutt'attorno, il vino, i canneti.
Il grande Lago in fiamme.
Danze Circolari s'esaltano, si dissuadon i pensieri.
Si fiuta dagli argini l'allegra fragranza che dal vicino bosco si diffonde.
Ed ecco le Baccanti... Ed ecco i Satiri...
Corpi vicini a la Terra Madre...
Immagini lontane da la Ragione...
Il Mattino rischiara le tenebre...
E i Cori Cantano, e i Cori Urlano, e i Cori Sacramentano...
Si leva dal colle, il Sole...
Il buon vecchio mattino viene e reca seco il furore del Vino.
Gli Abeti rinfrescano i sensi, si riflettono ne l'acque...
Lieta è la Pace...
e sarà ne l'Incanto,
brindar di questo Canto.
... Il rinascere de' Fiori...
e le Danze e i Canti...
S'ode la Baccante levar canti di Iubilo?!
S'odon i Satiri schernir "principi morali"?!
Adesso è tempo (d'annusar il profumo) del Vento...
Adesso è tempo (d'odorar il profumo) del Vento...
È il Tempo,
il Tempo de la Natura viva!!
... i Fanciulli urlano
la Stagione de l'Infanzia...
E ogni Inquietudine s'oblia...
e ogni Malattia svanisce...
e ogni Pensiero s'incanta...
... e si danzano le orge
qui dentro,
e si danzano le incuranze...
... e lassù,
da i Monti,
s'odono le lotte de gli alci...
Brindiamo, brindiamo a questa Notte...!
Felicitiamo la Divinità!!!
poi ché essa, ora, vive in noi...
Comincia il Movimento,
il movimento verso il vero che il buon Vino ha saputo darci.
Parte seconda
- L'Euforia
IV. Sicinnide, al mezzodì
E l'Uva e il Vino,
e i fumi pesanti del verro arso...
Banchetti odorosi di pani appen fatti.
E i tauri laggiù, e i capri, e i galli,
ad aspettar le bianche Luci...
Il pastore raccoglie il folle gregge ardente...
il Silenzio si fa Eccellente...
E c'è un tirso,
ne le mani d'ognuno, ad agitarsi pei festeggiamenti mossi a cominciar.
Stridi non s'avvertono, ancora...
S'attende...
Il Silenzio è Eccellente...
Musici, sia questo l'Inizio!
L'Incuranza!
Così Musica e seco Euforia...
Primi Calici a colmarsi...
Abbondanti coppe ad abbondanza...
E i Mimi, non tardano a venire...
Oh!! ci son anche i Buffoni che " a vedere " fanno lieti umori,
e ci son i Folli d'umana Insipienza,
a conversar de la Sapienza,
e i Poeti,
a scrivere il Bello de l'Istante, de la sensibile Parvenza...
E vi è l'Ironia
e vi segue il frutto del riso,
giusto ad abbondar
del non-compreso.
E le Fanciulle,
che de le carni son l'ardenza?!
Qui, tra la vergine natura e il fresco ruscello e ne le sue prode giacciono adacquando i bianchi piè e il corpo e le più belle parti;
ne le spoglie, i zampillii...
... e tra i cespi, celati i sospiri d'uomini d'Amor.
Ah, le donne...
e l'istinto loro del fervore...
Ah, ignude donne e i seni al sobbalzar de le Danze...
Ah, prosperose Fanciulle, a dimenar pei musici, nel lor casto delirio...
Co' la parsimonia, i Sapienti, si, si...
si rallegran de le Suadenti...
Ah! Donne, di scarse vesti ornate,
portate le Passioni,
Istinti e lontananze,
portate le Passioni,
Irrazionali istanze.
Di cedimenti umani,
porta' le dissonanze,
che a l'apparir vostro...
... iniziano le Danze!
Ah, donne, donne,
qual paghi co' voi...?!
Tutti,
e ci siam tutti,
proprio tutti.
Ne la lontananza, i Barbari, da fuori, si recano a bearsi di pacifica canèa;
... e Donne, voi, subito apprestate ad offrir loro i Pani e il Vino, Carni e Bramosìe.
Porto meco del sublime mulso che consumerò co' le ansimanti;
porto meco la mia isterica Euforia che consumerò co' le braccianti.
O Carni,
Bramosìe...
Dio si vede, ne l'eccesso,
a terminar d'Intelletto.
Dio, si vede, ch'è l'Eccesso!
[Ah!] Donne... quanto bene solete ornare le bianche cosce, e puro è il pensiero di far co' voi l'Amore... co' voi si, non ben distinguo i miei disii.
E dovreste vedere voi,
cari amici, il dimenar loro de le ardenti bramosie!
Donne, donne, donne, dal piacere mosse.
Divina mania di gioie e di candori...
Luminescenze brillano in sensi
e carnali visioni.
V. Sicinnide, al secondo crepuscolo
In tutta gioia (si) tolgono i bianchi lini larghi, e nudi appaion i corpi, il vino nuovo si danza e l'erba è fresca e nudi i piedi leggeri su d'essa.
Nei colori del Sole giallo la giumenta da l'elegante passo canta l'inno de gli allori.
Curva è la nera coda, e attento il collo verso l'alto mira il movimento ebro di danzanti vezzosi tra gli ulivi ombrosi. I cembali da i suoni antichi richiamano il gregge de i tirsi, opulenti banchetti consumano grassi verri al bene immolati.
Fra i vigneti amanti conversano;
giunge lontano de i commensali il vocio e lontana la eco de' tamburi accordati al cuore.
Tra l'odore dei grappoli maturi ci si abbandona a la fragranza de' corpi fanciulleschi.
La felice fanciulla dal Sole fra i lisci capelli indossa un bianco lino da i seni cadente: i piedi porta nudi su la terra tra le foglie.
I grappoli appesi da 'l vitigno pendono colorati tra i rami ai pali aggrappati...
e se ne gusta di Iacco il succo, che il colore de le spoglie ne odorerà d'aria il pensiero.
VI. Il cespo ombroso
Prende corso la vita dal ventre gravido
... sospeso dolore fra le braccia del Nume.
Prende corso la vita, dolce fanciullo, fra la fresca rugiada poggiato, squisito nettare di viole tra l'erba e 'l verde.
Prende corso la vita, madre feconda a vita nova...
... e da le ancelle,
lagrime sgorgan in argentee colate,
ché magico l'Avvenire nel pensiero si tinge.
Rimirante il padre e di tremenda ansia teme il duolo che l'udire avvertir potrebbe; muove irrequieto il passo poco svelandosi dal cespo...
freme dentro il cuore pieno, volto a sé... e intiero il corpo sussulta.
Chiama "figliuol", il padre e lo tien a levar alto il grido; fluttua il sangue fra le vene come di bianchi gigli i fiumi: nel bagliore d'un nuovo Sole, Vita.
VII. Sicinnide erotica
Toni cupi ora calano, a la sera... antichi passi muovono attorno il lume de' carboni arsi; le vergini assidono silenti consumando il disio die' le fronde solitarie. Ma, ahimé, nel gesto la libera foga...
fra le bianche carni, i fremiti a la gola.
E si calma il rumore ne 'l vento,
e ne le vertigini poco chiare l'altezza pare infinita.
Al Dio gridan le ansanti,
ché il piacere soverchia la fredda armonia de' pensieri.
Da i corpi, caldo, un tiepido madore...
fredde gocce a luce d'umido lunare
tendon i brividi de le pelli accese.
E simili a fari brillan fate
belle, tra gli alberi velate.
Sento il profumo vostro...
Ah, che lieta fragranza, questa...
Sento l'odor d'umano viver,
e mi beo di divini sensi.
FINE
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0 recensioni:
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- Sono ripassato ad inebriarmi di queste parole... in questo tempo di Vendemmie... a veder brillar le Fate... tra gli alberi velate...
Ah che lieta fragranza... una vera danza... per l'anima-corpo... in incanti!!!!
- grazie di cuore ann, vincenzi... per me è un onore a fronte delle opere vostre!
- ... alla mia poca lucidità... Iacco il Pungolatore... al primo crepuscolo.. il rito ha avuto inizio, la danza, la musica... questa è la Danza, il Movimento... il Nume libera da lo Sconosciuto... la Solitudine ci è Estranea... immortalità... madre Terra... la Natura è viva!... felicitiamo la Divinità poichè essa vive in noi.. portate le Passioni... tamburi accordati al cuore... prende corso la vita, madre feconda... padre.. teme il duolo... sento l'odor umano viver...
bellissima!!!!!!!!!!!!!!! bravissimo... Menestrello Danteliano! Ann
- siate cattivi nel giudicare!
- Volevo dire Caro Iacco.. ed il sapore... bellezza apollinea.. sapore dionisiaco...
- Ciao Caro... Gianni... mi rende istericamente euforicamente felice che hai deciso di farci queste sublime dono d'oro... ha la bellezza di un pomo del giardino delle Esperidi... raramente ho letto qualcosa di così meraviglioso..
Questa è filosofia viva... d'ispirazione divina...
e mi beo di divini Sensi..
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