La nebbia è la più peregrina delle parole, è sia il limite leopardiano della "siepe" che, escludendoci parte dell'orizzonte, ci costringe ad immaginare sia il caldo muro pascoliano che ci protegge da quell'angosciante e mostruoso mondo lontano dalla nostra comprensione che, distruggendo ed imbruttendo l'uomo lo trasforma in automa. In questa nebbia, statica, densa, lattiginosa, noi dove siamo? Con chi siamo? Siamo soli, persi in una dimensione di atemporalità, inestesa, addormentata; l'unica cosa che conta è il cuore. Il cuore, con quella sua strana forza magnetica, è incontrollabile, forte nel male e nel bene, e come un timoniere esperto ci guida nella fitta inconsapevolezza della vita. Cadiamo e lui ci tira in piedi, voliamo troppo alti e lui ci fa precipitare. Molto piaciuta!