Diafani arpeggi di vento vibrando discreti tra le dita.
Ascoltavamo la melodia soffusa,
bisbigliata delle campagne;
nell’enfasi dei pomeriggi d’aprile, il sole.
Noi distese sull’erba
inventavamo le favole del domani,
di quanto sarebbero stati lontani
il tremore delle spighe acerbe
e questi pensieri romiti.
Di rara bellezza fulgevano i giardini,
alberi centenari curvavano i rami
sotto il peso del cielo e audaci passeri
turbinavano allegri
rompendo l’estatica quiete
delle giunchiglie nelle aiuole.
Immagini gravide di colori di noi da grandi.
Come sarò domani?
Ed intanto esplodevano i fiori,
l’aria fine traghettava una moltitudine d’aromi.
Lo sai? Io domani non sarò con te,
diverrò fiume che scivolerà lontano dal tuo orizzonte,
ma tu rimarrai qui a tessere corolle variopinte
nella magia estatica di questi prati.
I tuoi bimbi percorreranno
i sentieri dei boschi
inebriandosi di viole e di giunchiglie,
mentre io sognerò il ritorno in questi luoghi
dai sentieri scoscesi della vita.
Tornerò domani a cercarti
mia amica così cara trascinata da un vento di nostalgia
e tu sarai sempre lì a tessere corolle d’amore.
a Marisa