Reconditi anfratti dell'inconscio
M'assale e vince il fanciullo
ch'io ero
e ritorno in quell'età che arricchisce
di cera vergine le scoperte
Personalità in embrione
la memoria, sovrana
irrompe e devasta
S'affaccia la radice di ciò che siamo
piegati soltanto alle ragioni della vita
Ricordi di com'eravamo
Come spighe secche
la terra mancata
Adulti in un tempo che tutto divora
ad ascoltare il passo felpato della morte
Lacrime pietrificate
la nostalgia, il rimpianto
la malinconia, il dolore
e vuoto è il cuore
in attesa di una ragione
Ininterrotto è il filo dei giorni
Muti suoni colmati dall'esperienza
Sofferenze diverse
Momenti evocati dalla maniglia che gira
nel canto sommesso d'una carezza
Anni disperati e perversi quegli altri
Poco e troppo tempo è passato
da quella notte incantata
e i misteri dell'animo umano
mi riportano sovente a quella soave fantasia