Affondo il viso nella malinconia
con la mente annebbiata
dai clamori di chi urla senza pensare
da una folle ottusa senza cuore
che non sa innalzare lo sguardo
oltre l’orizzonte
colorato dalla fantasia.
Ed ecco che echeggia potente
nel cielo una canzone:
“Mio fratello è figlio unico”.
Rino,
esistono ancora persone come te
capaci di esprimere con ironia graffiante
non frasi insulse
bensì il soffio della libertà
e il desiderio di non farsi
abbattere dai fantasmi del potere
ma di lottare
perché i deboli siano sottratti
a un destino di soprusi
e la giustizia non sia solo
una sorda parola?
“Mio fratello è figlio unico
perché non ha mai criticato
un film senza vederlo”.
Sembra una voce nel deserto
contro i tanti ingabbiati
nelle catene del branco.
“Non ne posso più”
mi pare di sentirti
“mio fratello è figlio unico
perché sfruttato, represso, calpestato,
odiato, deriso, declassato
dimagrito, sottomesso, disgregato.”
Sì, Rino, tu hai dato la vita
per un ideale puro
ed io come te sono deriso, odiato, derubato,
declassato, sfruttato e frustrato,
perché ho un altro vocabolario
quello del cuore.
Cari amici,
io non sono solo nella notte
insieme a me c’è anche Rino,
ecco la mia mano
è tesa a stringere quella
dei tanti disgregati,
formiamo un cordone
per arrestare la melma
e urlare con Rino la sua canzone,
Rino che sei nei nostri cuori
Rino che non muori mai
Rino che non sei mai morto
ma mi hai offerto
hai dato ai tanti volti rigati dalle lacrime
una piramide d’amore.