Nell’immane dolor del mio Casto pensi ero
Ritrovo lo sdegno castigato
del tuo insano infantile morire
nel tuo affogare naufragato fra le lacrime ed i misteri in muti
L’umanità Delle cose sovrumane in disumani accordi
Non sono immune di sa cor dandomi da questa fanfara in erba
separando dal loro creato in creato incantatore
M’incanto
nel giubilo vocio del mio corpo in fame
Ancor che ancorato in aspra mente
al tuo cosi giovane spirito in un divagato corpo così spento
fra le pietre di monti saltellanti in baldanzose rocciose
Guardo attonito il fuoco danzante
Di un cespuglio di Ginestre rampicanti in edera
Luminosamente infelici o mio splendido Etere
Felici soltanto nella mia vecchissima eterea Quercia vestale
nell’infinito sguardo finito
di accecanti Stelle Sordomute!!!!