Mentre vago nel parco all'imbrunire,
con l'occhio perso dietro i miei pensieri,
correndo mi si accosta un bel bambino,
tutto felice, le braccine aperte,
e con grazia alzandosi sui piedi
mi mette in mano un rosso palloncino.
Con quel gesto innocente e generoso
egli vuole che giochi pure io
e che mi lasci andare spensierato
ai trastulli d'un tempo assai lontano,
quando con niente ci si divertiva
a correre sull'erba a perdifiato.
Che voglia d'accettare quell'invito,
di lasciare ogni cruccio e scorrazzare
fra gli alberi facendo il nascondino
o imitando il verso degli uccelli
e ridere e strillare a squarciagola,
saltando a piedi uniti ogni gradino.
Ma all'improvviso suona una sirena
che indica già l'ora di chiusura;
è tardi ormai per pensare al gioco
e neppure domani sarà data
la gioia di rivivere un passato
che ancora brucia dentro come un fuoco.