Neppure più l’aria riempie gli spazi
lasciati vuoti o arsi
come i polmoni accartocciati
di un poderoso animale
morente al sole,
quando un amore va a male,
uno spasmo al sole.
Ma sorge il sollievo
di pensarsi in turbini immensi
àpeiron di elementi in attesa,
miliardi di amori possibili e diversi.
O di sentire dietro le labbra i denti
E di farsi il torto d’esser diversi.
O dire con gli occhi a chi scontri:
ti amo ma non quanto vorresti.
Perché si può essere indulgenti
Che il polline si adagi sopra un fiore
Danzando la danza del caso tra i venti
Scirocco dei “forse” e grecale dei “se”.
Sorrido e, più stanco, sospiro:
sapendo di viversi come accidenti.
Ci cullano ai canti melensi e violenti
Di un amore quieto e perenne,
trovato o da trovare
perduto e da cercare.
Sospiro, e più stanco sorrido,
sapendo di vivermi tra gli accidenti.