Come voce sinuosa
lenta
intanto giri,
e muovi insaziabile
l’inesorabile.
Solo ora capisco la luna
cosa dica alle maree
e come il vento più propizio
agiti le vele:
Ma strappate son le mie!
Un naufrago nei prati ombrati
del tuo ricordo.
E vane le parole di una madre
a confortare il figlio mentre cade
piano piano
nel dolore e nel veleno,
Oh come adagiarmi vorrei ancora
sul tuo seno!
Ma se gli Dei decisero
la salvezza per Ulisse,
mia cara madre,
tu che solo donna sei,
non mi dai che parole,
il tuo affetto è un consiglio
che non posso sopportare:
Affonderò così, nell’oblio di questo mare
annegando nel diniego del mio Amore
sarà come impedirmi a respirare
quella stessa aria che a lei concede di vivere
e a me nel suo ricordo di andare sempre più a fondo.