D'un tratto, uscito da un'ombra
d'alberi dormienti, goloso
il mio sguardo copre cime di colline
stese come fanciulle al sole
a mostrare i turgidi seni
agli occhi di un amante mai avuto.
Tra filari di viti e noccioleti
s'alza il silenzio d’una pace antica,
alberi e comignoli sembrano sorridersi
e odo voci attorno a un focolare.
Più giù dei rami, forse perché nudi,
come braccia che pregano, si tendono
con vereconda paura di sfiorare il cielo,
quasi impudiche creature
in atto di vergogna.
Scivola a mezza collina
un tetto rosso su dei verdi prati,
dove cavalli e passeri godono insieme
d'una primavera che, come me,
sanno da sempre che non durerà.
Aprile 2008