Un Amleto per la scena troppo vero
troppo ingenuo per gli applausi di platea
che del dubbio fa mantello ma mai maschera.
Un fantasma silenzioso, col peso della carne
e un respiro di parole che lascia alle spalle
scivolando nella calca delle strade
le orme e il sangue:
così mi figurai l’uomo autentico.
L’essere che non c’è per nessuno
si stanca d’esistere
e si fa trasparente, un costume o un ornamento.
Da quando le parole si fan tanto leggere
da esser scambiate col vento
e ad ogni pensiero che cogli nel caos
non puoi rintracciare chi l’abbia espresso,
da quando il mostro di ferro
ci ha iniettato il sapore sensuale
dei piaceri in seducenti confezioni
mi faccio luce con la lanterna
come un pazzo tra gli abbagli dei lampioni
a cercare l’uomo felice, trovando solo orme sbiadite.
Ecce homo!, sogno di dire
che vaghi dipingendo di fruttifera ignoranza
i pensieri su fronti distese e serene
o in orbite vuote di uomini avvezzi
a non vedere quante croci nel mondo
e nei cuori ci sono.
Sogno di urlare: Ecce homo!
Schiarendo un volto stracciato e commosso
scoprendo uno sguardo confuso
ma che non conosce compromesso.