Mi scortica la violenza
delle parole i palmi ed i polsi.
Mi strattonano mi tirano altrove
dove non le sappia assiemare
stizzite come un bruciore
di taglio sugli occhi
e stridule come catene
d'àncora che ara.
Ma quando il pastore
a ticchettii di bastone
e un abito liso di prete
nella notte lunare
chiamano forze oscure
al raduno, ecco,
le parole si accodano alle Paure
docili al mio respiro corto irregolare
ribelli al vento di mare.
Graffiato a sangue, no, picchiato
da parole pesanti lette dette
male
parole selvagge dette
male
vessato
da parole importanti lette male
punture di vespa alle ascelle,
sputi d'acqua torbida nell'emisfero australe
lontano ed uguale,
ho voglia di piangere sulla mia insolvenza
di sbieco al dolore
e sulla forza che mi è stata data
per negare il ritorno a rondini tardive
timbrando parole di sola andata
per mare
di giorno
speculare
che non si lascia incidere né sorvolare.