Il mio amico fraterno parla con me e piange, cinquantenne, ma le lacrime non hanno età.
Il dolore è sempre lo stesso, il racconto è sempre quello da qualche mese a questa parte.
Conosco quel dolore terrificante che ha dentro, lo conosco come figlio, io a mia volta l’ho provato come tale.
La rabbia che è in me, è forse pari al suo dolore, entrambi avrebbero la possibilità di parlarsi di spiegarsi, ma uno è troppo vecchio, l’altro troppo giovane.
Il mio non c’è più, e quando avevamo entrambi la possibilità di riavvicinarci…, lui troppo vecchio, io troppo giovane.
Purtroppo questa è la nostra vita, non so perché, ma quando iniziamo a capire spesso è troppo tardi.
Sembra una corsa per arrivare ad un traguardo, una corsa diversa dalle solite, vince chi ha appreso di più dalla vita, e chi è riuscito a mettere subito a frutto il suo sapere.
Io capisco il figlio, capisco lui, perché li amo entrambi, ma soprattutto perché entrambi hanno ragione, ma come si può far capire questo?
Io oggi so, solo L’amore può farlo, la testardaggine vecchia o giovane che sia non porta a nulla.