Oh, divino Gabriele
si gonfiano le vele,
nel porto di Pescara.
Nuova gente le vara
ed al vento le prepara:
le barche d’altri tempi.
E tu: ancor riempi.
E loro, stolti ed empi:
ricercan nuove mode.
Tu canta, canta l’ode,
canta le rime, oh prode:
incanta ancor l'Italia.
Canta il verso che ammalia,
cantalo in ogni dove,
cantalo e ascolta: piove!
•
Eppur c’è chi l’ha vista,
lì, lontano da Fiume,
l’ambrosia del tuo nume;
lì, in costa d’Abbruzzo
si gonfiano le vele,
si cozzano le chele.
Oh, divino Gabriele:
piove solo sozzura ora sui volti;
e molti, ignari, chiaman “poesia”:
rottami galleggianti a prosa tolti.
Ma tu va’: cantaci, canta d’Ermione,
canta di Pan, d’Affrico e pur del limo,
canta, canta la Forma!
Concedi ancora l'orma a questa via,
canta! fa che ritorni:
che torni al canto... nostra Poesia