Un’estate torrida, zuppa
Il mio corpo sudato
si rigira nel flebile sonno tra lenzuola bagnate
in un pomeriggio bollente d’agosto.
Le persiane abbassate fanno muro per respingere l’afa invadente che avvolge, ingoia tutta la stanza,
leggeri bagliori trapassan le tende
creando animali in ombra riflessi sui muri
e gl’abiti fradici appoggiati sulla sedia
portano il segno di una mattina di duro lavoro
mentre l’oro rimosso dal corpo riposa sul comodino.
Lì, un vecchio ventilatore gira per fendere
un’aria pesante, africana, bagnata di un torrido umido irrespirabile.
Nulla si muove, solo il ronzio delle pale che girano
mentre in lontananza si odono cicale
intonare un fastidioso canto.
Una radio lontana riporta ad antichi ricordi
di anni trascorsi
quando ancora le primavere non erano stanche
ed i pensieri correvano freschi tra campi d’ulivo
e manti coperti di ginestre.
Un tormentone d’amore ricorda la donna di un tempo
Amata di un amore passato, dove anche il ricordo è lontano
Ne più un sapore di labbra, ne un profumo di pelle
è rimasto a memoria di lei
solo il dolore lontano della sua mancanza.
Finalmente il sole gira dietro il palazzo
e l’aria par più leggera
un intenso aroma di caffé si diffonde per casa
di stanza in stanza ed attraversa il corridoio
per giungere a me sdraiato sul letto
risvegliandomi dal torpore e dai miei profondi ricordi.
Mi alzo stancamente dal letto,
mi lavo le mani ed il viso con acqua fresca,
indosso i vestiti e il mio oro
per riprendere svogliatamente il mio duro lavoro.