Un volto ed un altro ancora
una mano stringe l’altra,
lo sguardo fisso all’orizzonte,
sà di niente.
La terra si allontana,
lasciando alle spalle,
i ricordi, le umiliazioni,
le sofferenze, la fame,
quella che nemmeno un cane sente
se ha un padrone.
Schiavo di se stesso,
triste e malnutrito corre,
addosso ancora quel vestito,
intriso di sudore,
sopra ad un corpo arrugginito,
passano le ore.
La Luna regala il suo
chiarore, nel silenzio
di quel mare.
Amico mio fraterno
io vengo dall'inferno,
vado e non mi fermo,
io sono un clandestino,
con stretto in mano un sogno.
Cerco il mio paradiso
Insieme a questa barca,
galleggia il mio destino.