Poca aria nella tua stanza,
soffochi in pensieri, parole e nozioni,
prendi fiato fra sospiri, speranze ed illusioni,
senza le quali a poco vale l'umana essenza.
Lamenti la tua indole mesta,
chino sui libri nel solingo guscio
lasci tutto il mondo all'uscio;
fuori dalla finestra tutto il mondo è in festa,
tu solo tendi l'orecchio al pianto
dell'anima dolorosa ed angustiata,
da nemiche cure assediata
e al suo suono intoni il canto.
Dov'è il tuo amore, oh anima pia?
gota riga le smunte guance,
i ricordi son punte di lance
sulla feluca della nostalgia.
Disegni e cancelli la prospettiva
di una vita ai più appagante,
sacrifichi le profferte d'un'ignota amante
e un fremito ogni brano di carne avviva,
quando lasci che l'idea dentro frema
a scuotere l'aria stantìa:
per una fugace bugia
l'ostinato vero, tuo divo, trema.
Vinca pure l'angoscia, in fine!
Di Sisifo è sorte l'inane travaglio
di sbozzare in ardesia il glauco abbaglio
di adamantine facce, prismi e cime.
Affine senso io ho dentro,
sento e lento il tuo nome scandisco,
tisico sogno non ammesso al desco
di epuloni ciechi e sordi all'antro
che ogn'uomo serba in fondo.
E segui trista giostra a spirale,
fragile amico del tuo stesso male...
Vieni al mondo di cui non ci è dato il secondo!