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Ode al lettore
Sarà che se scrivo una poesia
mi sento un gabbiano che vola
sul mare calmo e senza ipocrisia,
sì fosse voce che tocca e che consola
come l’aquila che in alto si libra
con ali spiegate al vento senz’affanno
per sfuggire alla sua caduca ombra,
e lasciarsi alle spalle ogni terreno inganno
oppure il lupo che sfida la tempesta
stretto tra la morsa di ghiaccio e neve
pur di non soffrire di certo lì non resta,
e si incammina con passo faticoso e lieve
sarà che mi sento libero oltremodo
trasportato dal vento solamente
senza desio d’un vero approdo
ebbro di voli con tecnica d’aliante
oppure che mi sento proprio mio
per la prima volta in questa vita
sì fossi tal’e quale a un vero dio,
in questo tempo senza più un’uscita
e non riesco ad immaginar davvero
come possa essere terribil che
mettere in gabbia un lupo assai sincero,
oppure un uccello che vola come un re
possa portare un tal miglioramento
da rendere quel volo del destino
simile ad un appuntamento
con la donna che, per la vita io vorrei vicino
la poesia è qualcosa che ti prende,
che sgorga libera sì fosse una cascata,
ed è il pensiero che poi assai ti rende
felice, per chi rapito fu per la nottata
come ingabbiare un ardente foco
in una squallida teca di cristallo,
che lo rende solo un breve gioco,
senz’aria si spegne con uno sbadiglio
poesia è qualcosa di assai diverso
a seconda di chi legge e chi la sente,
per me è bella, per lui é tempo perso,
il senso è spesso tutto nella vostra mente
vorrei renderne la libertà genuina
di un volo d’aquila dall’occhio assai allenato,
dalla vista acuta e sopraffina,
a cuor soluto la preda poi ha adocchiato
un sentimento o una passione da accudire
avrei piacere che fosse disvelata
tra un verso sciolto letto all’imbrunire
e quello struggersi per l’anima perduta
e ad ogni punto o ad un’interiezione,
come la posa di un recinto chiuso,
m’appar prigione per un’emozione
un torto, assai di più: un sopruso
ecco perché io scrivo a verso sciolto
senza né rima né acculturazione,
vado dove mi porta il cuor che ascolto
senza nessun principio di complicazione
verso da leggere col cuore aperto
sì fosse un’opera od un concerto,
dove l’attore od il musicista
è il lettore, e non solo questo artista
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