Guardiamo il mare scorrere
come gocce di vita
su di un finestrino che si chiude
cingendo un paesaggio che puzza
Guardiamo le onde infrangersi
e come insetti rincorriamo il panorama
schiantandoci su di un vetro
unto
di dita di uomini
di impronte digitali
Guardiamo il cazzo di mondo
contorcersi in conati di vomito
rigurgitando natura
ripudiando la semplice evoluzione
del caos
Guardo me stesso
rivolgermi a me
inconcludente
svuota parole vuote
sul niente
ma prima o poi
lo so che potremo
un giorno tranquillo
in una solita estate
noiosa
veneziana
immaginare
contemplare
fantasticare,
creare universi sbattendo la testa sui muri