Efebica bellezza di un etereo paradosso,
scrutando il tuo mondo, che è un po’ anche il mio,
osservo,
spiando da vicino,
con fragile spavento,
il tuo sorridere incessante delle inerzie quotidiane di chi pur sopravvive.
Ammetti che il destino è stato
sì pur vacuo ed incerto,
macchinoso ed ingannatore,
un’ inutile iperbolica catastrofe di rovine senza tempo.
Incessante, il desio di te.
Oh, richiudimi nel tuo cuore,
cementa il muro che mi riveste,
affinché io non possa più
porgere il mio sguardo a te.
Perché con esso, per esso,
tu contamini il tuo cammino con il mio,
cospargendo, inconsapevolmente, il tuo sentiero
di velenose dolci ciliegie appassite.