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Il belvedere
Il volo di un gabbiano a vederlo è rilassante
tanto che anch'egli si nirvana cagando s'un passante,
mannaggia al maledetto!
impreca un ammiraglio, per quella nuova stella,
stampata sul bagaglio.
Iniziò così il sol del giorno a risplendere in paese,
sciogliendo col calor i ninnoli di neve.
Tra cricche di comari in chiacchere del dire,
passi di somari e due pennacchi col fucile,
s'affollano le strade di tanti paesani,
persi più che mai in affari quotidiani.
Come la cantante dei confetti
che al baraccone della fame,
nasconde in mezzo ai seni la ricetta per il pane,
lei sa che avrà più lungo elogio, se ben l'apparterà,
ogni pagnotta da lei donata una tragedia scriverà.
Per ordine di pasante, v'è il Tommaso lingua liscia,
fabbro tuttofare, in più spione parrocchiale,
sparla di chiunque con Vittorino il parrocchiano, che dice:
non vorrei!
ma, cede piano piano.
Sinchè la lingua di un pettegolo pizzica un solingo,
poche sue reazioni daranno gran fastidio,
ma siccome diamo al caso,
l'organo bagnato cantò sulla famiglia di Leopoldo l'avvocato,
che senza nulla dire, armato di falcone,
gli sparò tre volte contro,
ricordandogli l'onore.
E dando onore al grande onore,
non potremmo non citare il ministro minestrone,
che fa comizi da mariuolo in alto sul verone.
Parla lui di fame col maritozzo nella tasca,
uno scrigno di marengo e il lusso di una barca,
ma, non di certo questo va pensando la vanessa,
che sbava dal dolore affaciata a una finestra.
perse il cicisbeo nel sinibbio di una guerra,
voluta dal panzone sdraiato all'aria aperta.
Tornando alle comari lasciate poco prima,
le peggior sicuramente di questa banda camarilla,
puntuali come un gallo la mattina alla missione,
pregando per la tigna... della figlia del dottore.
Avessero pregato per il vecchio cavallaio,
da lor dimenticato morto nel granaio,
fu sbranato da una troia in duello per la fame,
divorata giorni a dopo da un astuto falegname,
che storceva del denaro ad una vecchia senza pane.
Questa seppur con fatica,
porgendo la sua mano ad ogni sole tramontato,
un denaro gli è donato,
lo versava nelle casse dell'astuto falegname,
che ogni giorno le aumentava il prezzo del legname.
Voleva lei comprarsi una cassa per morir,
in cima al sacro calvario dell'ultimo avvenir.
Infuriata per l'inganno che durava ormai nel tempo,
uccise il falegname la domenica nel tempio,
tutti atterriti per una scena,
bhè, forse un po' cruenta,
formarono un codazzo e inseguirono la vecchia,
guidati con piacere da sindaco mangia miele,
massacrarono la vecchia col castigamatti dell'ingegnere.
Il filo di realtà che ci lega all'altro mondo,
rispecchierà in nostra vita a fine resoconto,
e questi personaggi, sopra citati,
fan parte di un contesto che certo io non gli ho inventati,
schierati a catafascio in adornate piazze,
sventolando confusi un pacifismo delirante.
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