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Lussuria clandestina
E là ebbi il corpo
dell'amore.
Ebbi le labbra voluttuose
e rosee di un'ebbrezza tale
che ancora ora m'inebrio
nella mia casa deserta.
Sei comparso al portone
per dirmi
che sei fuoco
che consuma e riaccende.
Non proferii parola.
M' innamorai
delle rose rosse
che portavi con te.
Qual è il tuo nome?
o forse non mi importa.
Io ti amo, ragazzo,
perchè le tue fattezze
splendono divinamente.
La tua fronte,
solcata dal lampo
di mille spade.
I tuoi occhi,
orma di luce.
Le tue ciglia,
ambasciatrici di lunghe lettere.
Le tue guance,
stemma della sera.
Le tue labbra,
ospiti tardivi.
Le tue spalle,
statue eccentriche.
Il tuo petto,
amico del mio respiro.
Le tue braccia,
ponti su un fiume in piena.
Le tue mani,
tavole di giuramenti.
I tuoi fianchi,
pane e speranza.
Il tuo sesso,
legge dell'incendio boschivo.
Le tue cosce,
ali nell'abisso.
Le tue gambe,
teatro di pensieri.
La tua orma,
occhio del ricordo
della passione.
Calda la mano
accarezzava il frutto
e ad unirci
restava una serata,
un po' ubriachi
e golosi
con un bisogno incelato
di passione.
In quell'alba di seta
in cui vegetava il freddo,
la lussuria non rimpianse
il sonno.
Mio caro,
appassionato,
benedetto fanciullo,
una spina mi ha punto
delle tue rose rosse
perchè io succhiassi al dito,
come già mio,
il tuo sangue.
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0 recensioni:
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- un rodeo di emozioni...
- Woww! Che passione!!! Bravissima. Splendide le metafore. Luigi
- Splendido uso di figure retoriche e passione dichiarata. Bravissima
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