Cammino al margine
di un prato,
in notti senza luce,
con gli occhi gonfi
di un trucco goffo
ma brillante,
a tratti rozzo.
E mi specchio
in un cucchiaio,
adatto un po' i capelli
a quell'immagine
di niente.
Sulle labbra
rosse di ciliegia
e sul biancastro collo
porto ancora i segni
di quell'ultimo mio amore.
E sul mio seno,
dai segreti ormai svelati,
passo candida
la mano
per provare
quell'incanto
che gli amanti della notte
non amano concedermi.
Ed accanto al fuoco
spento,
attendo in silenzio
con la pelle che urla
che si avvicini un altro
per comprare
il mio marmoreo corpo
e che dia un prezzo
alle mie mani
e alla mia storia,
pregiata seta
d'oriente
stimata al pari
di uno straccio.
E su lenzuola di motel
nel concedergli
il mio grido,
che conosce le sue voglie,
fingerò di amarlo
un pò,
per riuscire
a non odiarmi
quando il cucchiaio
rifletterà di nuovo
quell' immagine
spietata.
Di notti senza luce
io sono la lucciola.
È questa la mia veste,
l'amore che non sente
che si vende
che si annienta;
L'amore che non ride,
che non parla
ma recita scarabocchi
di passione
nel teatro di una strada.
E di questa grottesca farsa,
sono io la prima attrice.