Andiamo, mia fragile mente,
andiamo ad accompagnare le ragioni
al precipizio.
Le follie infantili ridono di noi
ci offrono baci e smorfie
come calici di vino rosso.
Io mi gusto l'aspro ritratto
di un volto che sposa l'assenza
e con voi mi nascondo
sotto gli artigli di un dove
senza senso.
La realtà ci punzecchia
con le arie d'acciaio
fino a spostare le nostre ombre
con una scossa di silenzio pallido.
Ci scivolano addosso
i singhiozzi del cielo
e vecchi canti di rane nere.
Tutto ci soffoca,
i giorni, i cespugli,
l'orizzonte.
Andiamo.
Andiamo a chiudere le porte
del nostro dolce assurdo.