Piangerai.
Sì, piangerai, quando
seduta sulle scale sbilenche
della tua lucida follia,
invecchiata dal cumulo degli anni
e dal peso delle tue malvagità,
ripenserai ai giorni della mia follia.
Questo triste, sgangherato uomo
che aveva fatto di te una regina,
tornerà nei tuoi pensieri di donna
così, all'improvviso, una mattina.
Tu che prendevi la vita come un giuoco,
tu che danzavi il girotondo intorno al fuoco,
tu che ridevi del mio amore disperato,
un giorno capirai... e piangerai.
Capirai che l'amore non è un gioco,
capirai che non si gioca con chi vive
con la pelle scorticata dal dolore
capirai che il male che si fa
non ha prezzo nemmeno alla tua età.
Quest'uomo così fragile,
quest'uomo così forte,
quest'uomo contro tutti,
quest'uomo pazzo ed incosciente
era felice di tenerti con sè,
lontana dal tuo niente.
Quest'uomo annientato,
quest'uomo disperato,
quest'uomo senza più difese,
se non quelle venute dalle offese,
quest'uomo, nonostante tutto,
vorrebbe saperti lontana dal tuo perverso gioco.
Piangerai, ricordando il bene che ti ho fatto,
pensando a quanto quest'uomo si è umiliato,
parlando di te come un fiore in mezzo al prato
ed invece eri un frutto avvelenato.
Dovrei odiarti, ed invece ti perdono;
l'odio porta solo ad altro odio l'eco ed i bagliori
in un ripetersi infinito di rancori.
Il perdono guarisce le ferite,
lasciando solo piccole cicatrici;
il perdono è frutto dell'amore
per chi, come noi, vive in un mondo di dolore.
Ti perdono per le tue stupide bugie,
ti perdono per le tue incoscienti follie,
ti perdono per le tue tristi miserie,
ti perdono per le tue dolorose offese.
Ti perdono per il male che mi hai fatto,
perché in fondo non sei che una bambina,
e quando sarai carica di gioie e di dolori,
di ansie e di tremori,
capirai che per un uomo tu sei stata,
anche se per poco, una regina,
piangerai, e forse solo allora
ti sentirò finalmente più vicina.