Trovavo bello il piccolo e l’angusto
le capanne di canne, i contadini,
i cesti, l’asinello, i loro canti!
Il cercine in testa alle fanciulle
e quella brocca d’acqua
ch’esibivano fiere e affascinanti.
Le case di legno e poca pietra,
i quattro muri elevati a chiesa
col campanile nei pressi del fienile.
Case basse, qualche finestrino,
con scuri chiusi ed i vetri a specchio
col sole d’oro e l’occhio della luna.
Viuzze strette prive di selciato,
salite e discese, niente livellato.
Intrecciato il borgo cittadino
a vicoli e spiazzi adibiti ad aia.
E risuonar d’incudine e martello
l’odor di forgia, di fumo del camino.
Dominava la notte rischiarata a stelle.
Or mi volteggia a girotondo
il segno svanito di quel mondo;
dall’ordine mi stacco a malincuore,
m'inchino e rientro nel progresso,
anche sapendo che si muore
già varcandone l’ingresso.