Vesto di ali i miei pensieri
cavalco il tempo, fino ad ieri.
Erano i giorni della buona educazione,
dei baci rubati,
delle strette audaci
sulle note di una canzone,
delle case coi cortili,
della famiglia numerosa,
dei papà già vecchi a sessant'anni,
dei nonni seduti sugli scànni
intorno ad un braciere,
e noi ragazzi
attenti ad ascoltare
storie vissute,
forse inventate,
dalle trame affascinati,
ad occhi spalancati.
Era il tempo delle istanze di pensione,
mai evase,
della televisione
in bianco e nero,
che portava il mondo in casa.
Il boom delle fabbriche
delle costruzioni,
della grande emigrazione,
delle valigie di cartone
colme di sogni,
salame, pane casereccio
e quattro stracci.
Giorni di viaggio,
in treni lenti e fatiscenti,
a caccia del miraggio.
Le otto ore
sulla catena di montaggio
e straordinario ad iosa
per quattro lire da mandare a casa.
Era il tempo dei cartelli nelle strade,
dal linguaggio chiaro:
non si fitta a "meridionali".
Il tempo della nuova guerra
tra gente della stessa Terra.
Erano giorni di lotta sindacale,
scioperi ad oltranza,
l'occupazione del posto di lavoro
e la rabbia delle maestranze.
Le cariche dei "Celerini",
le carriere spianate ai "lecchini",
la corsa al posto fisso,
la raccomandazione era l'accesso.
Il benessere degli inganni!
L'estate a Forte dei Marmi,
minigonne e Festival,
bikini e cantagiro.
La comparsa del toples
il fragore dei Beattles,
i Figli dei Fiori,
le buste all'Assessore
per l'aggiusto del piano regolatore.
Le colate di cemento
lo scempio demenziale,
le mega ville al mare.
La conquista dello spazio,
l'avventura,
nel nome del progresso
si stuprò la Luna.
... continua...