E quando lessi,
per la prima volta,
un tuo celeberrimo poemetto:
"La signorina Felicita, ovvero la felicità",
ero quasi una bambina,
ma l'incanto, coglievo nei tuoi versi
della semplicità
e allora che leggevo,
senza che alcuno mi spiegasse,
mi emozionavo notando,
come poesia e prosa,
diventassero un tutt'uno.
E nelle linee morbide,
nelle tonalità soffuse
di una leggera malinconia,
sentivo la tua voce, poeta.
Com'era suggestiva "Villa Amarena"!
La casa della tua innamorata,
amata anche da te Guido
e certamente, la tua donna ideale:
non bella, ma solare,
il volto soffuso da efelidi, la bocca larga
e gli occhi suoi sinceri, azzurri,
"di un azzurro di stoviglie".
Signorina Felicita, mi chiesi:
sei davvero esistita?
Ritorno a villa Amarena,
e voglio confidarti una cosa,
carissimo Guido:
da bimba avevo un giardino,
non so se grande o piccolo.
Amavo come te aromi e profumi
e con la mamma ben volentieri,
starmene in cucina, a respirar gli odori:
di basilico, d'aglio, di cedrina...
O quante analogie,
fra Te e me, poeta,
eccetto quella brutta malattia
che ti perseguitava...
Eccetto l'ironia con la quale,
hai tu sconfitto la morte.
Sei stato un giovane forte,
Guido Gozzano.