In quell'arco fatato
che trasformandole il corpo
la rendeva più bella,
frutto del primo amore,
crescevi tu,
piccolo fiore.
Come notturna rugiada
per un fiore
che sboccia,
stille d'amore
ti crescevano.
Ma più si tendeva
l'arco della tua schiena
più la rugiada
diventava brina.
Abbracci negati.
E poi una bruma,
prima rada,
poi più fitta e fredda
ha avvolto quel prato
dove il mio piccolo fiore
adesso è albero,
nonostante tutto.
Ed ora
attendo che
il tuo sole,
ormai allo zenit
nell'arco della tua vita,
spazzi via questa nebbia
che impedisce
alle nostre mani
di unirsi,
alle nostre braccia
di stringere l'altro
in un abbraccio
voluto, anelato,
oggi agognato.