In questi giorni,
che dovrebbero essere
la terra di mezzo
fra estate inverno
ma che il freddo
ripercorre della storia
fa ribollire il cuore
fatico ad incidere
parole di gioia
a gettare
rabbia e malinconia,
forse è la musica
che culla la tristezza
con note in chiave minore
oppure i nuovi Ade
che di Clio si fan beffe,
oppure semplicemente
il tempo che passa,
mi guardo indietro,
strade diverse
profumi e lacrime
fiori di prato e
caduti per un sogno,
girovagare per piacere
fermo per disperazione
eppure sono io
tanti di me
un unico uomo
molti sogni,
spirito libero
d’amore e di lotta
e poi,
nell’incedere lento
di giorni sprecati
a sopravvivere
tra particelle multicolore
che non formano
arcobaleni di pace,
ma bianche lapidi
in terre consacrate
al Dio denaro,
m’immergo nell’oblio,
mare sconfinato del silenzio
dove un’unica conchiglia
fa di me la sua perla.