Fossi una geisha,
sulla metà del nodo del kimono
porrei un mio frammento e fartene dono
da incollare sulla tua memoria;
ma tu hai preso posto
tra la calura e il mediocre inverno.
Mi mostri i seni, etereo profumo
di mele di un bosco solitario.
Glutei paralleli altalenanti
oscillano al mio librarmi in essi;
mi freni con grande stupore
la tua bocca va al primo alimento
decisa al pari di chi punta il nero.
Si schiude a me umido pulcino
e t’avvicini per essere bagnata
e asciugata senza differenza.
Dentro di te completo l’esorcismo:
margine di coscienza, unico dettaglio,
tramaglio, che ti tiene troppo stretta,
si squarcia alla lama che si addentra.
Candido fiotto fluisce:
si unisce al tuo, più denso, che riscuote
quel che gli spetta per troppa dedizione.
Stanotte il mare si specchia nella luna:
“In fondo non sono troppo vecchia.”