L'ombra è sempre qualcosa
che da qualcosa nasce:
non è invidiosa
e non mi stupisce;
se la rifletti in uno specchio d’acqua,
prendi un secchio inutile
d’una tintura antica.
La dipingi anche a denti stretti
o perlomeno tenti…
Se venti sbriciolano quelle,
una sola dà ancora vita all’altra
e germogliano miracoli coi sensi:
con i miei sensi e null’altra cosa.
Diventano angoli,
diventano sapori,
diventano amori,
allo stesso modo.
Se volpe nasce da tigre
pigre sarebbero le mie idee
e il rifiuto a mostruosità:
l’abominio sarebbe il non amarle.
Potrei averle insieme?
Sentire simili odori?
Lacerarmi in due di sesso
per dar loro e avere loro
davanti uno specchio
che ne rispecchia una?
Vestirmi di pregresso e di futuro
anche se dovessi morire contro un muro?
L’incognita poco m’interessa
come un ombrello a metà di luglio…
Se mi sbaglio, saranno loro a dirlo,
o possono tacere quello che con loro,
dovranno forse un giorno seppellire.
Oppur lasciarsi andare
mostrandomi medesimi risvolti
nelle reali vesti del piacere.