Ho ascoltato la tua voce antica,
sciolta nel tenue ansimare d’amore;
l’ho anche udita, parimenti amica,
tra l’ira e l’odio e sonava furore,
con dolci lemmi nel freddo hai svelato
l’arte preziosa diafana, e iemale,
mentre d’estate con verbo malato
m’ingozzasti di sabbia, e d’aspro sale.
Taci nei giorni in cui posso fuggire,
quest’inquietudine che è ‘l tuo alimento,
quest’incantesimo d’alto sentire,
questo infinito infingardo che sento.
Canta il poeta alti versi di pace
verso la luce del cielo e sorride,
mentre ricorda il tormento e la brace,
ardere il cuore nel buio che vide.
Forse è soltanto la voce d’un vile.