panico:
rumori.
strade.
clacson.
grandi pallazzi.
sguardi vuoti.
grigio.
-io non lo conosco questo luogo.-
sterminata città
talmente grande
da disintegrare l'integrità.
graduale cresce
paura di scomparire
tra un passo e l'altro.
-dov'è che son finita?-
poi il sollievo
in una piccola terrazza
al settimo piano.
quel meccanismo
che visto da lì sopra pareva
talmente ingenuo...
-ora ricordo bene chi sono.-
d'improvviso divento il corvo
che scruta da sopra
un formicaio.
per un momento soltanto avrei voluto
saltare...
e aria, accarezzarmi violentemente
in un tuffo
verso l'asfalto.
mi attacco alla vita con unghie e denti...
la ferisco.
volevo solo volare
nell'ebrezza di quella forte
emozione
dopo spiacevole
sensazione di non esistere.
più.