Quale la tua genìa che scese il monte
per fare di Partenope suo nido
tu scendi l’aere fino all’orizzonte
della vision pacata, in cui confido
anch’io in quei momenti di bisogno
di solida certezza, e se ragione
non mi acquieta il turbolento sogno.
Così, Giuseppe, tu mi sei di sprone
come in passato, all’ordine puntuale
di cui sei costruttore delicato
e a coltivare il genio naturale
che mirano le due metà del mondo,
tu valido ingegnere e amico amato
dei cui bei versi godo e mi circondo.