Quel lembo di terra tra Lambro e il Molgora
alle membra di tal villan diede dimora
che rammenteranno i posteri col nome di piazzista,
di Arcore l'onor o il disonor in base alla lor lista.
Giammai si potrà che astuzia e cupidigia umana
giungano a livelli di tal finezza e brama
e qualor l'inganno cognome e nome avesse
ecco che il suo sarebbe il primo delle messe.
Piazzò se stesso al mondo, quale imprenditore,
vinse appalti dubbi truffando senza pudore
passo giorni interi insieme a tale lista
da cui venne appellato anche Piduista.
Corruppe omini savi e alti dirigenti
al fin d'aver per se grandi favori e ingenti.
A seguito di mille processi senza fine
si ritrovò da solo a ricrear regime.
Fondò in soli due giorni il suo grande partito
sapendo ben sfruttare il potere già acquisito
lo diede in pasto a radio, giornali ed alla tele
dicendo di salvare il popolo dal male.
Ma come poi scordare l'aiuto di sinistra
che in fondo vide in lui sempre un altruista
e volle sempre dargli, al fin della reclame,
aiuti e contraiuti salvandogli le tele.
Stette allora indomito per vènt'anni al potere,
intervallato a volte da un finto oppositore,
guidando lentamente il popolo allarmista
a pensar che democrazia facesse rima con fascista.
Imbonitor chiamato dalla politica italiana
divenne dirigente e uscì dalla sua tana
quale improbo ragno s'avventò sulla sua preda
e intrise del suo morbo la società intera.
Succhiò fino al midollo il nostro bel paese
e poi agli italiani lasciò a pagar le spese.