Alla stazione colombe volavano
e una donna infreddolita afferrava il suo paniere,
“Non è possibile andare avanti così
forse domani moriremo, amore,
il pane non è mai bastante
e la fabbrica mi uccide,
alla sera solo un cane
e una fredda prigione,
non so se mi basterà il cibo
e questo paniere è mezzo vuoto
ma la fabbrica è grande
e là si sorride
e tu non ci sarai,
forse mi chiederai qualcosa l’anno prossimo
è duro amare
in camera c’è freddo
e in fabbrica gli uomini sembrano vermi,
a volte mi sembra che non siano esseri umani quelli là
ma solo camici vaganti,
va’, sono un po’ pazza, un po’ infreddolita
forse la partenza
forse quel bicchiere,
suvvia, dammi una sigaretta
domani ne avrai un’altra
un bicchiere di troppo sicuramente,
e sul luogo che aspira la nebbia diranno:
“A quella lì piace vagare”,
certo a me piace vagare nella città vuota
e fermarmi qualche notte sotto un ponte
per sentirmi morire pensando a te,
a volte mi riscalda un bicchiere
anche se lo stomaco è vuoto
il cuore inerte
e la tua lettera in mano,
domani mi sorrideranno in tanti
qualcuno mi schiaffeggerà
forse qualche proposta
e la sera col mio pezzo di pane e una coperta,
beh, è forse quel bicchiere”
e la vedo allontanarsi stretta nel suo freddo
e nell’abito un po’ bucato,
in un angolo qualcuno vede il vagone sparire
oltre l’orizzonte
e oltre l’orizzonte non sono andato nei miei voli.