Catene invisibili
mi legano al suolo,
un colore denso e raccapricciante
insudicia la mia candida veste
cogli occhi
sgranati
esalo l’ultimo
respiro.
Avanza inesorabile
e sovrana,
è lei,
la Morte.
Oh, amara ironia della sorte,
che sì cara rendi infin
la vita
a chi tanto la disprezzò.
Fuggenti e sublimi,
soavi ed effimeri,
sì rammento tutti gli istanti
della mia triste esistenza,
allorchè bambino,
ancor ignaro
dell’infelice destino
della vita intonavo il dolce canto
e stregavo col mio talento
gli ingenui cuori
dei miei amatissimi genitori
E ancor ricordo
il crudele Destino,
orribil padrone,
impietoso riscossor
dell’altrui tomba
quando, sfrecciando nel ciel,
come una bomba
mio padre giunse
a prelevar.
Ed or qui, infelice
e solo,
vinto dalla stanchezza,
cado e cedo.
Al ciel appartiene
Il mio ultimo
sguardo.