Lunedì 12 Genneaio 2009.
È notte sul nostro mare, Mahmoud.
Piove sul mio tetto
acqua, fredda sorella d'inverno.
ed io qui, mi arrovello: futilità
nella mia tiepida ovatta.
Piove sui tuoi tetti,
fanciullo di Gaza,
piove morte a te vicino, piccolo fanciullo senza colpa.
Non una rima,
nessun metro,
nessuna dolcezza di suono,
neanche l'aspra sincope ha qui spazio:
pochi son gli spazi dove il bello non c'è...
qui non merita di entrare poesia.
E tu, popolo d'Abramo,
tu che meglio di tutti conosci il dolore,
tu che hai commosso la memoria,
hai scordato il sangue versato, l'esodo, la persecuzione?
Oh, popolo d'Abramo,
sintesi dell'umana misera,
hai scordato!
e perpetui ciò che subisti.
Colono d'Israele: ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto.
Non uccidere,
Non desiderare la casa del tuo prossimo,
Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava,
né il suo bue, né il suo asino,
né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.
Quella terra che ora coltivi,
quelle case che abbatti con le ruspe...
quella vita che cancelli con bombe a frammentazione e chimico fuoco,
appartenevano al tuo prossimo, da troppo tempo ormai.
Mahmoud,
fanciullo di Gaza,
piccolo fanciullo senza colpa,
vedrai domani fumate nere sui tetti della tua città,
tuo papà vedrai morto, i fratelli, gli amici...
su una strada tra atroci macerie.
Stringerai in mano quella pietra,
aiuterai a puntare i mortai,
porti troppo dolore dentro te.
E quando tu lancerai quella pietra su un mostro d'acciaio,
e griderai il nome di tuo padre,
una massa d'ignari ti chiamerà terrorista.
pochi son gli spazi dove il bello non c'è...
qui non merita di entrare poesia.