La mia vita ora ha pagine di dieci giorni,
pagine scritte a tratti con inchiostro blu notte,
a tratti con la dolcezza morbida di un pastello,
a tratti con i toni accesi di sprazzi vagabondi di colore,
dal verde prato al rosso fiamma, mai sazie di vita, mai bianche.
Ogni pagina porta un cestino di piccoli,
grandi piaceri da scandagliare,
da una frase dal sapore di fragole e panna,
ad un pensiero dal profumo di cioccolata fondente,
da un’emozione appena rubata ai geroglifici del cielo,
all’essenza segreta di un fiore che chiama il sole e la rugiada
per lasciarsi intrigare di vita.
E le pagine scorrono, come rondini che migrano verso
i tepori della primavera, coraggiose, desiderose di fuggire
dai rigori dell’inverno e di indossare abiti di garza cuciti di sorrisi,
di una tinta innominata fra il turchese mare profondo e l’arancio
sole che passa il testimone alla luna.
Sono i miei dieci giorni,
a volta pazienti come spiagge assolate,
a volte scalpitanti come comitive di grilli d’agosto,
viaggiatori sulle strade sterrate del mondo,
con valigie invase di parole e di baci.
Sono dieci pagine, ora lunghe come un fiume sul piede di partenza,
ora brevi come un battito d’ali, ma sempre belle,
belle perché l’undicesima pagina sei Tu.