Con fretta,
da anni ho colmato
il tempo che accanto saetta,
forse da quando son nato,
con furia da sempre ho marciato.
Nessuna fermata
e la vetta sperata mai guadagnata.
Ma bizzarra sorpresa,
impossibile indugio mi sussurra un rifugio:
<Rallenta>.
Imprevisto pensiero di tregua m’intralcia la strada;
d’un tratto mi sono concesso un quesito:
“Vado o ritorno or che il giorno dilegua? ”
Mi guardo d’intorno,
sono confuso, perplesso, non so cosa fare:
devo frenare? ”
<Rallenta> feroce ritorna una voce.
Ripenso: “Affondo se freno”.
Ma ecco violenta la scelta s’affaccia:
“Taccia la voce, ho deciso, rallento”.
Divento viandante appiedato,
guardo il rigagnolo pigro,
scolpisco il mio paesaggio,
mi fermo, mi parlo e non sento disagio.
“Fatti coraggio mi dico,
ammira la luce d’autunno sul tiglio che tarda sui rami declina,
ascolta il silenzio che scende veloce sulla collina,
non c’è più tempo impara ad amarlo.
Ascolta tacendo la gente, sorridi se non dice niente,
il giorno assapora pensando,
il foglio ricama scrivendo.
<Rallenta> atroce ritorna la voce.
Non è un’ingiunzione è come canzone e sono contento.
Mi sento di farlo, mi pento di questa vitaccia,
da oggi, da ora, all'istante,
ho chiuso: rallento.
(2006)