Ti ho cercato così tanto
da sentir bruciare le mie vene
nelle desolanti freddi notti di dicembre.
Ti ho amato così tanto,
da sembrare che un giorno o l’altro
sarei morto, sprofondando nel tuo ricordo.
Ti ho maledetto così tanto,
da sentir la rabbia lacerarmi dentro,
come lame d’acciaio, forgiate di follia
Ti ho aspettato così tanto,
pur sapendo che mai saresti arrivata,
a diffonder luce, al mio grigio tormento.
Polvere di stelle tra le mani,
ecco, Vita, cosa mi rimane,
la unirò con queste lacrime
che mai seppi placare,
la userò per scrivere il tuo nome,
su quel muro cosparso di rumori
e di crepe grandi come il cuore
che invano tentai di riempire.