Gridano, piangono, inveiscono.
Quante urla, quante parole scagliate al vento dove tu voli leggiadra
e dove ascolti, odi, giudichi;
Accusano, e così placano la loro coscienza,
come un rospo che alza la testa nella palude fangosa
quando il falco è ormai passato.
Il vento ti porta sui tetti, sui campi, sugli oceani
e tu canti, ridi gioiosa.
Ora puoi farlo.
I tuoi caldi capelli fendono l'aria gelida,
la tua pelle chiara risplende nella notte scura,
il tuo bellissimo sorriso ammicca tra le stelle malinconiche; sei felice.
Ora puoi esserlo.
Nessuna gabbia ti impedirà più,
nessun ostacolo l'allegria a te prima sconosciuta terrà lontana,
nessun suono che non siano grida gioiose uscirà dalla tua bocca;
e tu ridi, ridi e ridi.
Ora puoi.
E loro ancora parlano, discutono non per te, cara,
ma su di te.
E tu li osservi, ma non li capisci.
E ridi ancora.