Una città addormentata, Pristina,
mentre veglio nella notte
nell’incessante ricordo di un brivido:
due occhi nero-brace mi scrutano
e spezzano un paesaggio bianco-neve,
la neve di Pristina.
Cristalli di ghiaccio tra i tuoi capelli,
le tue labbra rosse che mi cercano,
tra tante donne hai preso me.
Nascondiamoci nel buio di una camerata,
sussurrami ancora
dolci parole di conforto,
mentre la neve cade su Pristina
e copre ogni cosa,
addormenta l’odio atavico,
cancella le ferite di una guerra:
io e te,
le tue mani si sciolgono come neve al sole,
mi penetrano dolci
e non ho più paura di me,
quando i tuoi seni sfiorano i miei.
Amore sbagliato…
E vogliono farcelo credere,
ma io non ci penso,
poiché io t’amo,
mia rosa bianca come neve su Pristina,
che addormenta l’odio
e rinnova la speranza.