Centro focale, snodo assiale, Polje:
sulla tua pelle si incrociano
storie d’amore e d’odio, di speranza e oscurità;
Polje centro di vite, rinata con noi:
sfrecciano veloci i treni e con il pensiero li seguo:
portatemi via,
portatemi dal mio amore,
verso la bianca Pristina invernale.
Fischi e tonfi s’alternano ad abbracci e saluti,
donne anziane a capo coperto
ed una gioventù rara,
mille voci in mille lingue
e Polje oggi sorride.
Prenderò un giorno un treno
e da te sfreccerò:
già ti vedo salutarmi con la mano,
avvolta in un cappotto scuro;
mi bacerai sulle labbra,
incurante degli sguardi della gente,
per mano ci incammineremo insieme.
Polje, ridente Polje
sono qui che il mio treno aspetto,
seduta su una fredda panchina della tua stazione.
Cantami ancora
la tua malinconica canzone,
tanto intrisa della voce del mio amore
e lasciami sognare,
lasciami sognare la pace.