La sentenza della notte emette il suo verdetto
di solitudine e smarrimento.
Echi lontani di belliche follie
la rendono anche surreale.
È una notte di cristallo
i cui frammenti esplosi
aleggiano minacciosi sulle nostre misere vite
costruite su ridicole certezze,
certezze appunto di cristallo.
bella ma la notte e sempre l'oscuro prima della luce.. e li che con noi stessi troviamo la voce del silenzio che ci da buoni consigli... la coscenza li fa da padrone
".. certezze appunto di cristallo". È una riflessione tra sé e sé: la ragione sonnecchia, l'anima dorme, la lingua italiana accondiscende all'uso di congiunzioni fuori luogo. L'autrice, poi, sembra avere problemi con i significati: "verdetto" è sinonimo di "sentenza": una sentenza non emette verdetto, così come un verdetto non emette sentenza. Fortunatamente il cognome dell'autrice non è al singolare.