Timorosi e tenaci,
su difficili percorsi
tra luoghi e tempi lontani
non sempre condivisibili,
su treni e autobus affollati,
su salite e discese
di incerta destinazione,
sono stati miei amici
anche nelle cadute.
Instancabili
per raggiungere lavoro amici piaceri
amori.
Caparbi nel marciare
contro un’ingiustizia.
Dolci nel ballare,
mantenere l’equilibrio su una barca,
godersi il bacio dell’onda sul bagnasciuga,
divertirsi su un corpo amato.
Sempre pronti al mio passo
troppo veloce o troppo incerto,
a dare alla mia andatura sgraziata
il ritmo giusto
contro i colpi del vento.
Poveri piedi,
li ho consolati con comode scarpe
ma solo di rado gratificati
con smalto rosso e calze ricamate
e seducenti stivaletti.
Ora forse
non li vorrebbero più.
Sembra che si rifiutino di seguirmi,
di correre e giocare,
di volgersi ad una meta.
Proprio adesso che ho più bisogno di loro
per saltar fuori dall’ombra.
(Il tema trae ispirazione dalla poesia di Raymond Carver"Le dita del piede" e in parte da una poesia di Neruda di cui non ricordo il titolo. L'ho"prodotta" in un laboratorio di scrittura ad Anghiari).